Milano Slow Food, i Ristoranti a Chilometro Zero da Segnarsi

Colto e mangiato: lo Slow Food che si trascina il Chilometro Zero

All’Expo 2015 di Milano aveva un padiglione a se stante, bucolico, rilassante, semplice, di legno e, naturalmente, con l’immancabile chiocciola che dava il benvenuto all’ingresso. Quello dello Slow Food era uno dei padiglioni più semplici di tutti. La gente girava senza fretta, osservava con attenzione e sceglieva con cura su cosa concentrarsi. E questi tre sono proprio gli ingredienti che compongono la ricetta dello Slow Food, tendenza sempre più diffusa nel panorama della ristorazione di Milano e non solo. Ecco cos’è, da dove viene e soprattutto dove provare la filosofia gastronomica del “cibo lento”, strettamente collegata con il principio del “chilomentro zero”, nella capitale della moda italiana.

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Se sapete di cosa stiamo parlando (finanche le chicche meno conosciute, che sono diverse) saltate il primo paragrafo.

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Slow Food e chilometro zero: a Milano un retrò oggi cool

Il primo nome era “ArciGola”, un connubio tra l’Associazione Ricreativa Culturale Italiana e il gusto, quello però opposto ai fast food. Nato nel 1986 nel cuore delle Langhe, a Bra, il movimento si internazionalizzò nel 1989. Con la sottocrizione del manifesto di Parigi, nacque il movimento Slow Food. La parola d’ordine era contrastare la sciatteria del cibo, i pasti anonimi, gli ingredienti qualunque, insomma l’accontentarsi di quello che capita. In breve tempo la gastronomia italiana abbracciò questa nuova tendenza dando nuovo slancio alla qualità alimentare. Buono, per la selezione delle materie prime, Pulito, per il rispetto dell’ambiente, Giusto, per l’attenzione verso i lavoratori.

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All’inizio degli anni 2000 è arrivato anche il chilometro zero (spesso espresso anche come “km 0” o “kilomento 0”). Negli anni 2000 iniziò a guadagnare sempre più terreno fino ad essere inserito nella legge sulle norme alimentari. I due termini, “cibo lento” e “cibo colto a zero chilometri da dove viene mangiato”, si completano a vicenda. Per rendere lo Slow Food davvero tale bisogna riscoprire anche coltura e conservazione di un tempo, fattori principali per garantire qualità.

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Slow Food: i ristoranti di Milano anche a chilometro zero

I ristoranti che abbracciano davvero la filosofia Slow Food, e che spesso utilizzano prodotti a chilometro zero, devono acquistare materie prime detentrici del presidio. Presidi sono prodotti selezionati dalla Fondazione Slow Food che presentano determinate caratteristiche. Tra queste troviamo coltivazione nell’area di produzione – quindi chilometro zero -, rischio di estinzione, legame col territorio e diversi altri. A Milano ci sono vari ristoranti che presentano presidi Slow Food e vogliamo menzionare, per qualità e servizio offerti, alcuni di questi.

Dop 20, per prezzi modici, ambiente rilassato e familiare, sapore ancestrale dei piatti e cura nel presentarli, vi farà sentire davvero slow. Avrete la sensazione di essere immersi in un luogo in cui è bene gustare con calma, senza fretta. Ma questi sono anche gli ingredienti giusti per rendere questo ristorante di Milano, in zona Città Studi, un luogo perfetto in cui affacciarsi alla cucina Slow Food. Gli gnocchetti zucchine e zafferano sono divini.

Prenotra un Tavolo da Dop 20

Situato a pochi passi dal Duomo troverete SlowSud. Questo si presenta con un’atmosfera leggermente più ricercata. Serve diversi piatti – soprattutto napoletani – con presidio Slow Food e punta molto su un arredamento fresco, trendy e a tratti shabby chic. Se siete indecisi ordinate la pasta del giorno, è sempre una sicurezza.

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Se volete provare un posto che vi farà davvero sentire immersi nell’atmosfera bucolica del chilometro zero, seppure siate a Milano, non vi resta che provare Cascina Bellaria. Questo ristorante in zona SanSiro è immerso nel Parco di Trenno, frequentato ben volentieri dai milanesi. In alternativa provate Casa Lodi, elegante, raffinato e situato in uno dei migliori quartieri del centro di Milano. E qui non perdetevi il risotto della Bella Lodi.

Prenotra un Tavolo da Casa Lodi

Chilometro zero: per mangiare il meglio

La storia di alcuni piatti può essere stata stroncata dalle mode, essersi evoluta a tal punto da risultare poi scevra della sua essenza, essersi persa per strada, “come lacrime nella pioggia”. Ed è proprio qui che interviene il pensiero di Slow Food: riscoperta e valorizzazione delle ricette di un tempo. Ma per farlo bisogna ricercare la bontà delle materie prime, quelle che non possono essere conservate a lungo, in container che attraversano contineti.

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Il chilometro zero, infatti, può avere in generale un raggio di “azione” o, se preferite, “di coltivazione”, di circa 200 chilometri. La maggior parte delle proposte alimentari sono quindi legate alla stagionalità e alle caratteristiche dei territori di provenienza. Le eccezioni extraterritoriali vengono di solito scelte con cura presso le aziende agricole più qualificate.