Angela Maci: blogger, chef e cultrice della buona cucina!
Autentica, un po’ come l’aria che si respira nelle trattorie a gestione familiare; tradizionale, un po’ come il brodo di cappone in cui vengono tuffati i tortellini di Modena; sorridente, un po’ come il sorriso che compare sulle nostre labbra quando ci ritorna in mente la sigla di Bim Bum Bam. Angela Maci potrebbe essere presentata come chef, blogger, sommelier, espera di formaggi, ma in realtà le piace semplicemente essere definita amante della buona cucina. Macina corsi, spolvera vecchie ricette e divora la bellezza dell’arte culinaria italiana, polverizzando concorrenti e non solo. Ecco chi è, e cosa sogna, questa cuoca bolognese e trevigiana di adozione.
1. Iniziamo da qualcosa di meno banale: le prime tre parole che ti vengono in mente quando dico cibo
Radici, gioia, cultura
2. Qual è il piatto che ti ricorda di più la tua infanzia?
(Ride) I grattini in brodo con il formaggino che mangiavo tutte le sere dopo “Bim Bum Bam”.
3. Che mi hai fatto ricordare… il nostro Bim Bum Bam! Passiamo ad altro; pro e contro del tuo lavoro
Amo il contatto con le persone, il rispetto per gli ingredienti, lo studio continuo. Essendo una persona molto più attiva di giorno… ecco non è che ami lavorare di sera! Ma i miei corsi li tengo sempre quando cala il sole: c’è più richiesta!
4. Ti definiresti più food blogger o chef?
Nessuno dei due in realtà. Non mi piace essere classificata. Amo il cibo, lo rispetto, lo studio da sempre. Ho diversi altri titoli come quello di sommelier Ais e degustatore di formaggi Onaf, eppure le classificazioni non mi sono mai piaciute. Sono un po’ uno, un po’ l’altro: sono sempre stata curiosa e ho voluto approfondire su più campi enogastronomici e culturali.
5. Consigli spassionati per chi intraprende la tua strada?
Credeteci, rispettate il cibo, siate umili e continuate a studiare sempre!
6. Il ristorante che ti è rimasto più impresso nella tua vita?
Vonnas, giugno del 2000. Studiavo a Parigi e mio padre mi venne a prendere in macchina per riportare me e le mie valige a casa, a Bologna. Ci fermammo insieme a mangiare a l’ancienne Auberge 1900 a Vonnas, da George Blanc. Il più buon poulet à la creme di tutta la vita.
7. Quello che hai sempre voluto provare in cui ancora non sei andata
Ce ne sarebbero tanti che non ho ancora assaporato ma due prima di tutti: Da Mauro Uliassi a Senigallia. E da Michel Bras a Laguiole.
8. Storie buone: perché questo nome, oltre alla bontà dei piatti che proponi?
Storie Buone è il mio piccolo spazio sul mondo, dove scrivo, ascolto, cucino, racconto, studio e dono… convinta che possa bastare per cambiare il mondo. E spero presto che questo possa diventare uno spazio reale dove condividere con gli appassionati di cibo come me questo bene prezioso.
9. Una storia divertente che ti è capitata facendo questo lavoro?
Lavoro in questo settore dal 1999, di cose divertenti ne sono capitate tante. Per esempio, quando a un Vinitaly di tanti anni fa, un’azienda di fois gras francese mi ha ingaggiata per i giorni di fiera perché l’hostess non parlava italiano e non conosceva il prodotto. Io conoscendo le due lingue e il prodotto, così su due piedi mi sono trasformata in hostess da sommelier in visita alla fiera. Ricordo quel momento con gioia perché alla fine mi sono divertita.
10. Tra poco sarà Natale, qual è il piatto che fa subito Natale?
Tortellini in brodo di cappone, d’altronde sono bolognese, non c’è altro piatto che per me fa Natale.