La Premiata Ditta, a Mitte una vera istituzione
Una domenica a La Premiata Ditta
Parto dalla fine. Sorseggio un caffè Passalacqua sulle note di Brivido Felino di Adriano e Mina. “Sento che mi vuoi, la luce del cammino spande su di noi”; al tavolo accanto al mio siede una famiglia numerosa che chiede a gran voce quale sarà il piatto successivo, dopo aver già gustato antipasti e primi da leccarsi i baffi. Sembra casa di mia nonna, seppure La Premiata Ditta si distingua per un arredamento in stile moderno, in cui il chiacchiericcio delle persone a tavola si mischia con l’odore della cucina e con un’atmosfera rilassata, senza tempo.
Il Menu de La Premiata Ditta
I piatti arrivano sotto al mio naso velocemente, ma la fretta non si percepisce. Come potrei averla in un locale lucano al 100%? Tavole nude che ricordano materie prime appena colte; all’interno un tepore che si oppone con forza al freddo esterno, contrasto che si riallaccia ai colori antitetici dei piatti serviti. Inizio con un antipasto di gamberi alla pizzaiola, insalata di campo condita alla perfezione, bruschetta al pomodoro passato e zucchine alla scapece. Il pane fatto in casa, servito a tavola e come base per le bruschette, fa la differenza. Non è “chiummoso”, come direbbero a Napoli, ma anzi friabile, leggero e – nota da riportare – caldo. Proseguo con una porzione di circa 200 grammi di paccheri freschi lucani al ragù di vitella, cotto così a lungo che mi si scioglie in bocca.
La storia de La Premiata e di Giovanni
Chiacchiero con Giovanni, chef e proprietario del locale insieme ad Antonio e Francesca. Mi racconta la storia de La Premiata Ditta che si confonde inevitabilmente con quella della sua vita. Quest’ultima è iniziata parecchi anni fa in una Berlino libera e spensierata che si dava da fare per godersi l’ebbrezza di una città non più separata da un muro. Era il 1995 e Giovanni arrivò a Berlino da una città lucana di 600 abitanti: Guardia Perticara. “Mi trovai nel paese dei balocchi”, giura Giovanni, ricordando i tempi in cui la neocapitale tedesca era, perlomeno nella zona est, terra di libertà, quella vera, di musica techno e di sperimentazione. E, appena arrivato, prima di aprire La Premiata Ditta – oggi una vera istituzione a Mitte -, butta cuore e anima nella realizzazione di una panineria. La classica rosetta farcita di ingredienti particolari e italiani, insomma una sorta di street food di qualità. Ma non è andata come voleva.
Ristoranti italiani a Berlino (e le loro prime volte)
Allora ha lavorato per un po’ a La Rustica, pizzeria che nel 1998 è stata nominata la migliore della città. “All’epoca a Berlino di ristoranti italiani ce n’erano pochi – prosegue Giovanni nel racconto – e mi ricordo quando all’inzio degli anni ’90 la Trattoria a Muntagnola servì la prima pasta fresca, quindi non più farfalle e rigatoni ma lasagne e fusilli fatti a mano. La reazione, all’inizio, è stata pessima: la gente che non l’aveva mai provata diceva che quella era pasta scotta, che i cannelloni con ricotta e spinaci freschi non erano buoni. Poi negli anni 2000 la storia è cambiata”, in meglio. Il nuovo secolo ha portato a Berlino nuovi gastronomi di vera cucina italiana, arricchendo la città di pizzerie che non hanno nulla da invidiare a quelle di Napoli e di ristoranti italiani che servono piatti deliziosi come quelli in Italia. E tra questi si è incastrata, sistemandosi ben in alto alla lista, La Premiata Ditta. Aperto nel 2013 a Mitte e nel 2017 a Prenzlauer Berg, questo ristorante italiano a Berlino è riuscito a imporsi con un aperitivo a buffet, come pochi altri in città, con piatti ricercati (provate gli gnocchi ripieni di caprino e tartufo), ma anche con una cucina della nonna fatta di braciole, lasagne e ragù.